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Sono passati poco più di vent’anni da quando l’Accademia del Cinema Italiano introdusse la categoria Effetti Visivi tra i prestigiosi premi David di Donatello, specchio e vetrina della produzione cinematografica del Belpaese.
Nuovi strumenti e nuovi linguaggi, frutto della rivoluzione digitale, iniziavano cosi a fare capolino nel tempio della cultura da esportazione; una doverosa apertura a una nuova forma d’arte all’epoca ancora osteggiata dai nostalgici di un purismo narrativo figlio della cinematografia degli anni ’60, decennio d’oro della produzione italiana.
Per la prima volta quest’anno nella categoria Effetti Visivi del premio si è introdotta l’obbligatorietà di una clip, il “making of”, esplicativa degli interventi realizzati, e la pre-selezione dei film meritevoli attraverso la creazione, stilata dagli addetti ai lavori, di una short-list di 15 titoli da sottoporre ai giurati delle altre categorie per la votazione.
Questo meccanismo virtuoso, già in voga in altri premi internazionali, permette di apprezzare il lavoro dei nostri artisti nei film più complessi e giustamente celebrati ma soprattutto offre la possibilità agli effetti visivi realizzati per film più piccoli o meno conosciuti, di avere maggior evidenza agli occhi di tutti gli operatori dell’industria.
Inoltre inibisce il meccanismo, o auspica di farlo, per cui le categorie minori, come i Vfx, siano votate secondo un “effetto traino” per i film più celebrati, o di maggior incasso, in una gara, non sempre veritiera, ad avere il maggior numero di candidature.
Abbiamo dunque deciso di goderci i “making of “pubblicati , non solo per tastare il polso della produzione di effetti visivi in Italia, ma per scovare talento e talenti del nostro cinema in questo specifico settore.
Non senza sorprese.
La prima sensazione è di un settore in crescita sia per la quantità dei lavori realizzati sia per la qualità raggiunta dalle società di vfx in tutta Italia nelle diverse tipologie di lavorazione.
Le ricostruzioni digitali in film di ambientazione storica hanno raggiunto un livello qualitativo molto alto.
La Napoli bombardata ne Il Treno dei bambini o le ambientazioni settecentesche di Le Deluge colpiscono per la precisione dei dettagli mentre gli scenari marini ricostruiti nella spedizione de i Mille ne L’Abbaglio riescono a coniugare la precisone tecnica con la qualità artistica.
Merita una citazione anche il bel lavoro per Napoli-New York in cui alla fedeltà scenografica si aggiunge quella estetica ottenuta con la minuziosa riproduzione iconologica del neorealismo italiano degli anni ’40. L’America ottocentesca de I Dannati nasconde un lavoro minuzioso e complesso, una lavorazione che sarebbe sfuggita anche agli occhi più attenti e per questo, a nostro avviso, meritoria.
Stesso discorso per il film L’Arte della Gioia che alla complessità di una ricostruzione storica aggiunge una considerevole quantità di effetti visivi credibili e ben realizzati.
Di grande efficacia e complessità è la realizzazione di una scenografia virtuale nel film Finalmente l’Alba, tecnica di complicata gestione, che trova una legittimazione artistica nel film Limonov , in cui è ricostruita in teatro una colorata New York degli anni’70.
Mentre godibili e appassionanti sono le folle oceaniche realizzate ne La Grande Ambizione, meritano una citazione i divertenti effetti visivi nella commedia Io e te dobbiamo parlare e quelli di Me contro Te Operazioni Spie, le oniriche animazioni di origami nella fantasiosa opera prima Sottocoperta.
Infine ci preme segnalare l’articolato lavoro realizzato nel teatro 18 virtuale di Cinecittà per il film Enea, che apre una nuova frontiera nella realizzazione degli effetti visivi in Italia.
Nelle oltre 50 clip presentate quest’anno ci sarebbero altri titoli ragguardevoli di una segnalazione di merito o pregevoli per l’impegno realizzativo profuso; aziende e professionisti a cui ci limitiamo, nel congratularci, a spronarli per continuare ad alzare l’asticella e a contribuire con entusiasmo alla crescita dell’intero settore nei prossimi anni.
Buon lavoro a tutti.
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